Per il 13% della famiglie italiane l’accesso al credito è una missione quasi impossibile, sia a causa di politiche di erogazione più selettive, sia per il rialzo del costo del denaro che ha reso i mutui più costosi. Mentre l’affitto diventa sempre più oneroso, soprattutto nelle grandi città. È ciò che emerge dal focus “Sguardi familiari sull’Abitare 2023” l’analisi presentata da Nomisma all’interno del 16° Rapporto sulla Finanza per l’Abitare
Le famiglie in quanto soggetto sociale sono le protagoniste delle scelte dell’abitare e l’indagine di Nomisma parte proprio dall’analizzare due diversi tipi di universi familiari per le quali la casa è una priorità assoluta:
- le famiglie-mono che comprendono le esperienze familiari unipersonali, ovvero persone sole con meno di 45 anni oppure di età compresa tra i 45 e i 69 anni o di 70 anni o più o, ancora, genitore solo con figli;
- le famiglie-pluri, ovvero famiglie con figli minori, famiglie con persone non autosufficienti, famiglie ‘sandwich’ (impegnate sia nella cura dei figli e sia dei genitori anziani) e famiglie numerose.
“La relazione tra le condizioni familiari e la dinamica dell’abitare disegna un caleidoscopio di situazioni economiche e abitative differenti. Nomisma attraverso il suo studio prova a cogliere la biodiversità e il funzionamento come ecosistema socio-culturale delle famiglie attraverso uno sguardo che vada oltre l’analisi di famiglia come semplice somma dei componenti, ricavando una fotografia strutturata delle esigenze abitative che, in una fase di mercato particolarmente complessa, spesso non trova risposte adeguate” – commenta Marco Marcatili, Chief Development Officer di Nomisma
In questo scenario la crescita delle famiglie unipersonali è senza alcun dubbio il fenomeno emergente, che interroga in maniera profonda sia il nostro immaginario collettivo, sia le mappe che orientano la costruzione delle politiche pubbliche. Per altro le famiglie-mono composte da persone sole con un’età tra i 45 e i 69 anni presentano le condizioni economiche peggiori, con un reddito inadeguato a far fronte alle spese e che, nel 44% dei casi, non permette di risparmiare. Altre due categorie in bilico, che fanno fatica a risparmiare e hanno visto diminuire il proprio reddito, sono le famiglie con figli minori e, soprattutto, i genitori soli con figli. In particolare, l’analisi di Nomisma mette in evidenza come la presenza di un solo reddito in famiglia rappresenti un forte fattore di fragilità.
Nonostante nel 2023 il clima di fiducia delle famiglie abbia recepito i segnali positivi provenienti dall’aumento della produzione industriale e dagli interventi di sostegno varati dal Governo, la capacità reddituale degli italiani lascia intravvedere alcuni campanelli dall’allarme, con quasi la metà dei nuclei che dichiara che le disponibilità economiche sono appena sufficienti a far fronte alle spese primarie.
L’acquisto di una casa diventa un miraggio
In questo scenario, l’acquisto della casa è diventato un miraggio per una crescente porzione di italiani che si sono trovati a fare i conti con un’inflazione duratura, che ha fatto diminuire il reddito disponibile e inciso negativamente sul potere d’acquisto, e la parallela erosione dei risparmi, che ha ridotto le possibilità di un acquisto impegnativo come quello di un’abitazione con il sostegno diretto della cerchia familiare.
Al contempo, un segmento di popolazione segnala la fatica ad avere fiducia da parte del sistema bancario, con l’attuale congiuntura economica che aumenta i rischi di esposizione, tanto che l’accensione di un mutuo per alcune famiglie è oggi una missione pressoché impossibile, sia a causa di politiche di erogazione più selettive, sia per il rialzo del costo del denaro che ha reso i mutui più costosi. Nello specifico tra le famiglie numerose 1 su 5 dichiara di non avere i requisiti per l’accesso al credito (il 21,1% del totale, per la precisione), un valore quasi triplo rispetto al 7,5% della media del campione. Percentuali più alte rispetto alla media si registrano anche per le famiglie con figli minori (13,1%) e persone sole under 45 (10,7%).
Questo contribuisce a spiegare la flessione della propensione all’acquisto di abitazioni nei prossimi mesi da parte degli italiani, che coinvolge il 12% delle famiglie rispetto al 13,3% registrato nel 2022, confermando le incertezze emerse sulle prospettive future che riguardano, in particolare, il perimetro familiare. Inoltre l’indagine quest’anno evidenzia, in controtendenza rispetto alle due precedenti edizioni, una minore propensione da parte delle famiglie intenzionate ad acquistare un’abitazione ricorrendo all’accensione di un mutuo, passando dall’83% nel 2022 al 78% nel 2023.
Negli ultimi 12 mesi i comportamenti delle famiglie italiane in relazione all’acquisto di una casa mostrano alcune importanti tipizzazioni: le famiglie-pluri hanno presentato un grado di attivazione maggiore sul fronte dell’acquisto, con un protagonismo rinforzato da parte delle ‘famiglie sandwich’ e da quelle con persone non autosufficienti.
Tra le famiglie-mono, invece, sono i nuclei composti da persone sole under 45 ad aver mostrato un maggior dinamismo di acquisto.
Affitti sempre più onerosi specie nelle grandi città
Non essendo però il sistema Paese riuscito a programmare per tempo una offerta adeguata per far fronte a una maggiore e più attenta richiesta abitativa, specialmente in termini di social housing, molte famiglie restano intrappolate nell’affitto, che spesso può diventare una concausa di povertà a fronte di repentini mutamenti familiari (tra i quali l’aumento dei componenti del nucleo familiare, la presenza di un disabile o di un familiare non autosufficiente, la separazione familiare, la contemporanea gestione dei figli e di genitori anziani, etc) e dell’aumento dei canoni di locazione, che specie nelle grandi città ha raggiunto livelli non facilmente sostenibili rispetto alla capacità reddituale delle famiglie. Al riguardo, la quota di famiglie che prevedono nei prossimi 12 mesi di poter trovare difficoltà nel regolare pagamento del canone di locazione si è ampliata dal 31,4% al 34,8% delle famiglie in affitto.
Proprio i maggiori rischi di insolvenza e le logiche di mercato – condizionate anche dal fenomeno degli affitti brevi – stanno inducendo sempre più proprietari a una minore propensione alla locazione tradizionale: solo nell’ultimo anno è passata dal 17,7% al 10,5% la quota di soggetti che prevede di dare in locazione le proprie abitazioni con affitti a medio termine, allineandosi alla componente rivolta agli affitti brevi (pari al 10,2%).
Focalizzando l’attenzione sulle motivazioni che sorreggono il mercato dell’affitto, l’indagine di Nomisma ha confermato anche quest’anno come la locazione rappresenti l’unica opzione percorribile per il 56% delle famiglie, a causa della mancanza di risorse economiche sufficienti per poter accedere al mercato della compravendita. A questo gruppo si affianca un altro 15% di famiglie per le quali l’affitto è una situazione temporanea, in attesa che si creino le condizioni per poter accedere al mercato della compravendita, e un altro gruppo che valuta la proprietà non conveniente (13% del totale), oppure che considera tale opzione in ragione di motivazioni familiari o esigenze lavorative e di studio (8,3% delle famiglie).
In sintesi, l’indagine conferma la presenza di due diverse e distinte componenti: in 1 caso su 3 l’affitto è una scelta motivata da esigenze familiari e lavorative; la seconda, che esprime la maggioranza delle famiglie, considera l’affitto una soluzione temporanea oppure obbligata perché non sussistono le condizioni economiche per acquistare un’abitazione.
Per quanto riguarda le intenzioni a prendere in affitto un’abitazione, sono le persone sole al di sotto dei 45 anni quelle caratterizzate da elevato interesse, affiancate dalle famiglie sandwich e da quelle numerose.
Fonte Idealista.it